La criminalizzazione dell’omosessualità, l’occupazione e la guerra mossa ai nostri alleati in Ucraina, il sostegno ad Assad in Siria, l’intervento militare in Libia non sono bastate a svegliare l’Unione dal suo torpore. La doccia fredda di Lavrov forse lo farà.
La visita a Mosca di Josep Borrell, l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione (di fatto il ministro degli esteri europeo), è stata descritta come un fallimento. Borrell si è incontrato con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, ed è stato pubblicamente umiliato durante una conferenza stampa nel corso della quale il Ministro russo ha definito l’Unione europea “ipocrita, poco credibile e soprattutto ininfluente”. Le pugnalate diplomatiche non sono finite qua. Appena terminato l’incontro bilaterale, Borrell è stato informato che, proprio durante la riunione, tre diplomatici europei erano stati espulsi dalla Russia. Tutto questo è avvenuto malgrado Borrell si trovasse a Mosca per tentare di arginare le crescenti tensioni fra Bruxelles e Putin proponendo alla controparte un’agenda positiva per il rilancio delle relazioni bilaterali.
Lavrov e il governo russo fanno spesso uso strumentale della politica estera per distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni soffiando sul fuoco del nazionalismo. Quale occasione migliore quindi per distrarre l’opinione pubblica dall’arresto illegale del capo dell’opposizione Aleksej Naval'nyj?
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Paradossalmente l’Unione Europea si è spesso rafforzata nei suoi momenti più bui e di fronte a minacce esterne. All’indomani del referendum sulla Brexit, i governi conservatori britannici hanno fatto di tutto per delegittimare l’Ue puntando sulle divisioni interne e, nel contempo, cercando accordi bilaterali con gli Stati Uniti del Presidente Trump. Mai in passato, come durante i negoziati sulle relazioni future fra Ue e Gran Bretagna, i governi dell’Unione hanno fatto fronte unico. Analogamente, Trump aveva imposto dazi sulle merci provenienti da alcuni paesi europei, probabilmente nella convinzione di riuscire a dividere il fronte europeo (“divide et impera”). Anche in quel caso l’attacco all’unità europea non ha fatto breccia e, al contrario, ha convinto l’Unione a muovere i suoi primi passi verso l’autonomia strategica anche in politica estera.
L’aggressività riservata al nostro Alto Rappresentante potrebbe produrre lo stesso effetto. Già al suo ritorno sono tornate all’ordine del giorno le discussioni sull’imposizione di nuove sanzioni. Il Parlamento europeo le aveva già decise dopo l’avvelenamento di Naval'nyj ma il tutto era stato bloccato, come purtroppo accade troppo spesso, dal Consiglio, ove siedono i governi degli stati membri. Oggi Lavrov ce le serve su un piatto d’argento. La criminalizzazione dell’omosessualità, l’occupazione e la guerra mossa ai nostri alleati in Ucraina, il sostegno ad Assad in Siria, l’intervento militare in Libia non sono bastate a svegliare l’Unione dal suo torpore. La doccia fredda di Lavrov forse lo farà.