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Mar

La nuova apocalisse delle case green, fino alla prossima

La direttiva case green non impone nessun obbligo ai proprietari di casa, ma chiede agli Stati membri di mettere in campo un piano di ristrutturazioni, potendo contare anche sui fondi del Pnrr e di RepowerEu

Erano contrari alla moneta unica e all'Ue, sfoggiando le felpe “Basta euro”. Poi, di fronte al disastro Brexit, hanno improvvisamente cambiato discorso, confidando nella scarsa memoria dei propri elettori. Erano contrari ai target Ue 2020 sulle rinnovabili, e il governo Berlusconi-Lega-Meloni si schierò con la Polonia del carbone. Poi con la crisi energetica hanno scoperto che le rinnovabili sono la salvezza e ce ne vorrebbero di più, non di meno. 

Erano contrari a qualsiasi cosa suonasse come europeo, estero o globale, dagli acquisti comuni dei vaccini che hanno salvato gli europei ai fondi del Next Generation Eu. Una fregatura, dicevano, meglio chiedere i soldi all'Fmi, sosteneva l'attuale premier. Poi, di fronte alla pioggia di miliardi europei che non riescono neanche a spendere bene, sono rimasti senza argomenti.

Che dire a quegli elettori e militanti a cui per anni hanno detto che l'Europa è cattiva, il cambiamento climatico inesistente, Putin un grande amico, e lo smog che fa decine di migliaia di morti all'anno una piacevole brezza di aria diversamente pura?
Ma certo, che il nuovo grande pericolo è la direttiva europea sulle case green! L'apocalisse, che doveva arrivare con l'euro, le direttive Ue e persino sotto la forma ingannatrice di miliardi di euro dati da Bruxelles all'Italia a fondo perduto, era solo in ritardo. Questa volta arriverà di sicuro. Con la direttiva sulle case green.

Tutti mobilitati quindi a difendere l'immobilismo immobiliare dell'Italia, che ha il patrimonio edilizio più vetusto e inefficiente d'Europa, in cui il 65% degli immobili sono stati costruiti senza alcun criterio di risparmio energetico, che non ha risorse energetiche proprie e preferisce regalare soldi all'Algeria o agli Usa piuttosto che pagare una piccola azienda italiana che produce e installa caldaie a pompa di calore, che vanta la regione d'Europa più inquinata da polveri sottili, la Pianura Padana, anche e soprattutto a causa di sistemi di riscaldamento inadeguati, che ha milioni di famiglie che non arrivano a pagare le bollette e che comunque ha da anni sistemi di incentivazione fiscale e usa risorse pubbliche per l'edilizia, ma senza la lungimiranza di concentrare gli sforzi sulla riduzione delle bollette.

E pazienza se le rilevazioni di Assoimmobiliare indicano che la maggioranza degli italiani aspira a vivere in una casa energeticamente efficiente. Se la direttiva case green non impone nessun obbligo ai proprietari di casa, ma chiede agli Stati membri di mettere in campo un piano di ristrutturazioni, potendo contare anche sui fondi del Pnrr e di RepowerEu. 

Se tutte le cifre degli interventi edilizi, gonfiate e sparate in prima pagina per spaventare, gli italiani le spenderanno comunque nei prossimi 10-20 anni per riscaldare e raffrescare delle case colabrodo, mentre secondo le stime di ENEA portare un'abitazione dalla classe G ad appena la classe F migliora le prestazioni energetiche, e le relative bollette, del 35%. 

Pazienza se secondo l'ANCE un miliardo investito in edilizia genera un effetto diretto e indiretto sull'occupazione, stimato in 15.132 posti di lavoro. Se dalla volontà e capacità del Governo italiano di applicare la direttiva sulle case green dipende il rilancio di interi comparti economici, dall'edilizia a tutto l'artigianato e le piccole medie e imprese che lavorano nelle tecnologie degli infissi, del riscaldamento e raffrescamento.

Alla fine la direttiva sulle case green, già votata in Consiglio dal Governo italiano, sarà applicata anche in Italia. Male e in ritardo finché sarà al potere  la destra, ma sarà applicata, e avrà effetti positivi sull'economia e la vita quotidiana degli italiani, soprattutto i meno abbienti. Ma per quel tempo le destre avranno già cambiato argomento e ci sarà una nuova apocalisse europea contro cui mobilitarsi.

Patrizia Toia